Sovrappeso e obesità definizione

Con i termini di sovrappeso e obesità si considerano due diversi livelli della stessa condizione: un peso eccessivo come conseguenza di un aumentato accumulo di grasso. Rappresentano senza ombra di dubbio un fattore di rischio per la salute in particolar modo cardio-vascolare.

Si parla di obesità quando una persona pesa oltre il 20% in più rispetto al suo peso corporeo ideale, mentre si dice che è in sovrappeso se pesa il 10-20 % in più. Per la valutazione dell’obesità non è importante solo l’indice di massa corporea, ma vi sono differenze individuali in parte genetiche ed in gran parte a seconda della distribuzione del grasso corporeo e non.

Infatti mentre meno grave la cosiddetta distribuzione del grasso nell’obeso a tipo ginoide o femminile, cioè alla parte inferiore del corpo (soprattutto cosce e glutei), la distribuzione a tipo androide caratterizzata soprattutto dalla grossa pancia, in cui il grasso è localizzato prevalentemente intorno ai visceri interni, come l’addome ed il torace, è molto più pericolosa per i danni che può provocare.

L’indice di massa corporea come primo parametro di riferimento

L’indice di massa corporea (BMI) è l’unità di misura con cui oggi si classifica il peso di una persona e si calcola dividendo il peso corporeo, espresso in chilogrammi, per l’altezza, espressa in metri al quadrato.

Quando si è in sovrappeso l’indice di massa corporea è compreso fra i 25 e i 30.

E’ inoltre possibile classificare il sovrappeso in base alle zone in cui si posiziona l’accumulo di grasso.

Mentre per gli adulti calcolare il BMI è relativamente facile e si calcola mettendo appunto in relazione il peso e l’altezza, reperire questo indicatore risulta molto piu’ difficile se si tratta di bambini e adolescenti.

I pediatri consigliano i genitori di calcolare il BMI dei propri figli a partire dal secondo anno di vita. Il sesso del bambino, l’altezza e la sua data di nascita determinano il range percentile, in cui in base ad un calcolo statistico e’ possibile calcolare il BMI di ragazzi e adolescenti.

Sottopeso: se il numero e’ entro il quinto percentile

Normopeso: dal quinto all’85esimo

Sovrappeso: dall’85esimo al 95esimo

Obeso: dal 95esimo percentile in poi

 

Obesità Classificazione

Quando si è in sovrappeso e quando si è obeso

La distribuzione adiposa può essere identificata mettendo in rapporto la misurazione in Cm della Circonferenza della Vita e la misurazioni in Cm della Circonferenza dei Fianchi (Waist/Hip Ratio – WHR -)

  • Androide: WHR > 0.85
  • Ginoide: WHR < 0.78
  • Intermedia: WHR < 0.84

Numerosi studi hanno riconosciuto che un eccesso di grasso nella zona addominale (androide), è un importante fattore nel determinare lo sviluppo di alcune patologie, indipendentemente dalla quantità di peso in eccesso.

Il livello di rischio minimo coincide con un indice di obesità compreso fra 19,5 e 24,9 e aumenta sia se tale valore aumenta sopra i 25 sia che scenda sotto i 19,5. Dunque occhio al sovrappeso ma anche al sottopeso.

obesità di tipo androide: Questo tipo di sovrappeso viene considerato più rischioso poichè è quello che solitamente si associa a ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia e iperuricemia. La conseguenza di tutto ciò sta in un aumento della frequenza di malattie cardiovascolari in questi soggetti, fra i quali si riscontrano i casi più frequenti di decesso per infarto miocardico.

obesità di tipo ginoide: Questo tipo di sovrappeso non comporta i rischi di quello precedente in quanto non è direttamente correlato con le malattie descritte sopra. Il danno maggiore che esso comporta è “limitato” all’azione meccanica che un carico eccessivo esercita soprattutto sulle articolazioni del ginocchio e del piede e che esita invariabilmente in artrosi. L’obesità di tipo ginoide, comporta alterazioni a livello della circolazione venosa, il ché a sua volta, è alla base dello sviluppo della cosiddetta “cellulite”.

Tipo intermedio: Questo tipo di sovrappeso è intermedio anche per quanto riguarda la predisposizione alle malattie già descritte poichè non è pericoloso come il tipo androide ma nemmeno cosi “innocuo” come quello ginoide. Il discorso sui danni da sovraccarico articolare rimane, comunque, valido come per tutti gli altri tipi di sovrappeso.

 

 

ELENCO COMPLETO DELLE PATOLOGIE CHE È POSSIBILE SVILUPPARE CON L’AUMENTO DEL B.M.I. INDICE MASSA CORPOREA


  • Malattie cardiovascolari (infarto, ipertensione, ictus)
  • Diabete tipo II
  • Malattie della colecisti
  • Malattie del fegato
  • Cancro (cancro del colon, cancro della mammella, cancro dell’endometrio, cancro della colecisti)
  • Dislipidemie (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia)
  • Gotta
  • Alterazioni della funzionalità mestruale (riduzione della fertilità e della possibilità di gravidanza)

Con il BMI è possibile la valutazione assoluta del rischio di sviluppare patologie, mentre con la valutazione della distrettualità dell’accumulo di grasso (WHR), si può risalire verso quali patologie tale rischio è più sensibile.

FATTORI CHE POSSONO INFLUENZARE L’AUMENTO DEL PESO

L’eziopatogenesi del sovrappeso e dell’obesità può ricondursi ad una serie di fattori che in diversa maniera possono influenzare l’aumento di peso.

 


Fattori genetici

Alcuni studi condotti su gemelli hanno fornito l’evidenza clinica sull’importanza che esercita sull’accumulo di grasso e sulle alterazioni del comportamento alimentare. Uno studio condotto su 362 coppie di gemelli cresciute assieme e 311 coppie allevate separatamente, ha evidenziato, in modo inequivocabile che i gemelli omozigoti, anche se cresciuti in ambienti diversi, mostravano livelli simili di peso corporeo. Inoltre, è stato stimato che il rischio di obesità nelle famiglie dei soggetti obesi è due volte superiore rispetto alla popolazione generale.

Fattori ambientali

Pur accettando l’idea che la genetica abbia un ruolo importante nello sviluppo del sovrappeso, l’attuale livello percentuale di obesità nei paesi industrializzati non può essere imputata semplicemente ad una questione di geni. Infatti, tale epidemia di sovrappeso, sarebbe impossibile se non vi fossero fattori ambientali, come la dieta. È ormai risaputo che il peso aumenta quando le calorie introdotte superano quelle eliminate.

Dunque una dieta ricca in grassi, capaci di apportare un numero più che doppio di calorie rispetto a proteine e carboidrati, è responsabile di un aumento di peso. Occorre sottolineare che i grassi, pur avendo un numero elevato di calorie, hanno una scarsa capacità di far terminare l’assunzione di cibo e di sopprimere la fame.

Non è da sottovalutare che i cibi ricchi in grasso, appena messi in bocca, danno una sensazione molto piacevole, per cui è facile assumerli in eccesso.
Anche l’attività fisica gioca un ruolo chiave nello sviluppo dell’obesità. Basti pensare infatti che il sovrappeso è assente negli atleti professionisti in attività e presente negli stessi atleti che hanno interrotto le competizioni.

Un luogo comune che occorre sfatare, è che l’attività fisica faccia venire più fame. È stato dimostrato che, chi svolge attività fisica regolare tende a mangiare una quantità di cibo con contenuto calorico di poco inferiore a quello consumato. Esperienza comune, di chi si sottopone a programmi di attività fisica dimagrante, è che al temine della seduta si avverta una soppressione della fame.

Fattori sociali

Esiste una prevalenza di sovrappeso e obesità nelle persone con più bassa scolarità e reddito. Allo stesso modo, si tende ad ingrassare dopo il matrimonio. Alcune culture asiatiche e africane, esaltano e perseguono il sovrappeso che considerano un segno di benessere e prosperità. È evidente che nella nostra società tale considerazione è all’opposto.

Il proliferare dei Fast-food e dei loro cibi ricchi in grassi e poco sazianti, ha coinciso con un’impennata della percentuale di sovrappeso e obesità.
Molti messaggi dei mass media sono creati da specialisti della comunicazione che hanno molti più soldi e risorse per pubblicizzare cibi ipercalorici di quanti ne abbia chi si deve occupare di diffondere una corretta alimentazione.

Sesso

Numerosi processi fisiologici contribuiscono ad aumentare il deposito di grasso corporeo nelle donne perché il tessuto adiposo è essenziale per assicurare la capacità riproduttiva femminile.

Sovrappeso e gravidanza

Una alimentazione carente della donna in gravidanza sembra favorisca lo sviluppo di sovrappeso. Per spiegare tale associazione è stata elaborata l’ipotesi secondo cui un feto esposto a carenze alimentari, adatti la sua crescita ed il suo metabolismo alle attese di un’alimentazione carente dopo la nascita.

Tra i sei e i dieci anni, si assiste al periodo del rimbalzo adiposo; in questo periodo di solito il bambino impara a socializzare ed è maggiormente vulnerabile ad adottare comportamenti alimentari scorretti.

Sospensione del fumo

E’ stato stimato che ogni sigaretta fumata coincida con un consumo calorico di circa 15 kcal. Per cui un fumatore da un pacchetto al giorno, una volta che sospenda il fumo, si ritrova con una riduzione del dispendio energetico di circa 300 kcal. Inoltre per resistere alla voglia di sigaretta spesso si mettono in bocca caramelle o cioccolatini che contengono calorie.

Farmaci

Esistono alcuni farmaci che possono causare un aumento di peso, come antipsicotici, antidepressivi, antiepilettici, insulina, cortisonici.

Disfunzioni endocrine

Al contrario di quanto si pensa, l’obesità derivante da disfunzioni endocrine è molto rara, presente in meno dell’1 % dei soggetti obesi.

 

OBESITÀ INFANTILE

In Italia due bambini su 10 sono in sovrappeso e uno su 10 è obeso, con  una maggiore prevalenza nel centro sud. L’obesità nei bambini è un fenomeno non solo dilagante ma anche persistente: circa il 50% degli adolescenti obesi rischia di esserlo anche da adulto.

Quali sono i rischi dell’obesità infantile

Sempre più bambini e adolescenti soffrono di patologie conseguenti all’obesità sinora sconosciute nell’infanzia, come ipertensione, dislipidemia e diabete di tipo 2.

Nuovi dati sulle complicanze dell’obesità emergono dalla recente Consensus SIP-SIEDP su Diagnosi, trattamento e prevenzione dell’obesità del bambino e dell’adolescente:

  • un bambino obeso su 20 ha la glicemia alta, condizione definita di pre-diabete, cioè un’alterazione del metabolismo del glucosio che però può ancora regredire;
  • più del 30% dei bambini obesi hanno trigliceridi e colesterolo elevati ridotto rispetto ai valori di normalità, condizione che li espone a rischi di sindrome metabolica e alla comparsa di arteriosclerosi; 
  • più del 30% dei bambini obesi hanno grasso accumulato nel fegato, condizione evidente di un danno epatico iniziale che però può progredire e peggiorare nel tempo;
  • più del 10% dei bambini obesi ha valori pressori superiori alla norma.

Questi rischi possono essere contrastati con il controllo del peso, attraverso corretti stili di vita e una dieta equilibrata, ma è molto importante l’intervento precoce!

Prevenire l’obesità infantile: il Decalogo SIP-SIEDP 

La chiave per la prevenzione dell’obesità?  Cominciare sin dalle prime età della vita. I primi 1000 giorni di vita (gravidanza e primi due anni di vita) sono un periodo cruciale per la salute futura: la letteratura scientifica ha infatti dimostrato che ciò che accade in questo periodo può influenzare la predisposizione a varie malattie nelle età future.

Allattamento al seno, svezzamento secondo le raccomandazioni nazionali, no a sale e a zuccheri aggiunti sono alcune tra le regole principali che i bambini devono seguire nei primi due anni di vita per prevenire sovrappeso e obesità e quindi l’insorgere di patologie in età adulta.

Per saperne di più leggi il Decalogo SIP-SIEDP per la prevenzione dell’obesità infantile con le regole da osservare dal concepimento e per l’intera vita.

Un tassello cruciale: il corretto divezzamento

Quando iniziare il divezzamento? Quali sono gli errori da non commettere nel passaggio da un’alimentazione esclusivamente lattea ad un’alimentazione semi-solida e poi solida?

Consulta le corrette regole nel documento “Corretta alimentazione ed educazione nutrizionale nella prima infanzia F.A.Q.” pubblicato dal Ministero della Salute e frutto del lavoro del tavolo tecnico di cui hanno fatto parte sia la Società Italiana di Pediatria sia la Società Italiana di Nutrizione Pediatrica.

Se tuo figlio è obeso non dicre che è “per costituzione”. Apri gli occhi e aiutalo! 

La regola principale per tenere lontani sovrappeso e obesità, valida a tutte le età della vita, è seguire un’alimentazione a bassa densità calorica, basata sui principi della dieta mediterranea, con almeno 5 porzioni tra frutta, verdura e ortaggi, privilegiando le fonti vegetali di proteine e ripartita in circa 5 pasti giornalieri

A questa si deve aggiungere un’altra “regola d’oro”: trascorrere mediamente almeno 60 minuti al giorno in attività fisica moderata/intensa. E’ documentato che l’attività fisica previene sovrappeso e obesità e migliora il metabolismo a tutte le età.

Non solo sport… ma anche gioco: gli stili di vita corretti nell’infanzia

Promuovere l’attività fisica nei bambini non significa necessariamente coinvolgerli in un’attività sportiva strutturata, ma avere uno stile di vita attivo (camminare a piedi, andare sul triciclo o in bicicletta, giocare all’aperto, fare le scale ecc. .)

Il movimento non è solo sport, è anche gioco, passeggiate all’aria aperta: tutte attività che devono far parte delle abitudini quotidiane di bambini ed adolescenti di tutte le età.

La Società Italiana di Pediatria ha promosso la piramide dell’attività fisica e motoria. Alla base della piramide sono indicate le attività da svolgere quotidianamente, man mano che si sale verso i gradini più alti della piramide si incontrano le attività da svolgere con minore frequenza.

La dieta mediterranea diventa “transculturale” 

Per fare incontrare i dettami e i principi di salute della dieta mediterranea – patrimonio culturale immateriale dell’umanità secondo l’UNESCO – con i sapori delle altre popolazioni che vivono nel nostro Paese la Società Italiana di Pediatria ha realizzato la  Piramide Alimentare Transculturale.

Non solo pasta e riso: nei piatti dei bambini entrano sorgo, miglio e quinoa, all’insegna dello slogan “il cibo unisce” perché l’integrazione tra i popoli comincia dai menù dei più piccoli.

Quello che devono sapere i pediatri sull’obesità: le novità della Consensus SIP-SIEDP

Il ruolo del pediatra è di assoluto primo piano nella strategia complessiva di contrasto nell’obesità infantile, soprattutto in chiave preventiva.

Tre indicazioni importanti emergono dalla Consensus SIP-SIEDP su Diagnosi, trattamento e prevenzione dell’obesità del bambino e dell’adolescente.

Diagnosi precoce. La correzione precoce dell’eccesso ponderale prevede la necessità di riconoscere con tempestività sia il sovrappeso, condizione reversibile con maggior facilità, che l’obesità franca, condizione ben più impegnativa e resistente al trattamento.

Rapporto peso lunghezza nei primi due anni e, nelle età successive, indice di massa corporea nei bambini sono gli indici di riferimento. Le tabelle proposte quale riferimento, per entrambe gli indici, sono quelle dell’OMS.

Nutrizione delle prime età. Recenti evidenze dell’estrema sensibilità dell’organismo nelle prime età all’azione di fattori modulanti l’espressione genica a lungo termine (epigenetica) evidenziano l’assoluta importanza dell’azione preventiva sin dalla nascita per ridurre il rischio della comparsa di tutte le malattie croniche non trasmissibili, prima tra tutte l’obesità.

Complicanze. La ricerca di alterazioni metaboliche (dosaggio di glicemia e profilo lipidico, misurazione della pressione arteriosa, esecuzione ecografia epatica) è suggerita per i bambini obesi di età superiore ai 6 anni e per gli adolescenti obesi.

Aumento dei trigliceridi e riduzione dell’HDL colesterolo, aumento di glicemia e pressione arteriosa e accumulo di grasso nel fegato sono condizioni comuni a molti bambini e adolescenti obesi. In alcuni casi la compromissione metabolica è multipla (sindrome metabolica).

La persistenza dei fattori di rischio cardiometabolico promuove la comparsa di complicanze più gravi, con diagnosi di dislipidemia, intolleranza al glucosio, ipertensione arteriosa, steatoepatite. Di qui l’utilità di riconoscere l’eventuale condizione di anormalità e correggerla prima che diventi patologia conclamata.

Dall’approccio dietetico-restrittivo a quello cognitivo-comportamentale  

Non solo diete restrittive, negli ultimi anni è stato proposto un approccio cognitivo-comportamentale basato sull’educazione terapeutica centrato sulla famiglia.

Questi nuovi programmi hanno la finalità di raggiungere una riduzione del peso attraverso cambiamenti dello stile di vita, realizzati partendo dal rispetto del paziente e della sua famiglia, proponendo un colloquio motivazionale, potenziando le competenze familiari, rendendo i piccoli pazienti ‘autonomi’, superando i sensi di colpa legati al peso e al fallimento delle terapie dietetiche intraprese, ed al cattivo rapporto con la propria immagine corporea.

Questo percorso educativo cerca di superare la vergogna che blocca la famiglia davanti ad una patologia stigmatizzante, di affrontare e ridurre gli episodi di derisione e bullismo tanto comuni in ambito domestico, scolastico e persino sanitario, che fanno soffrire i bambini e i ragazzi, con lo scopo di modificare le rappresentazioni mentali, gli atteggiamenti e i comportamenti delle famiglie con obesità nei confronti degli alimenti e dell’attività motoria attraverso un processo di empowerment, cioè di crescita culturale e presa in carico consapevole ed autonoma delle loro scelte di vita e di salute.

obesità infantile tratto da un articolo di Cinthia Caruso redazione sito web, Claudio Maffeis, Università di Verona, Elena Bozzola, consigliere nazionale SIP